Stringevo le mani di forze sconosciute
e mi abbandonavo a lussuriosi pomeriggi estivi.
Combattuto dal sacro al peccato
pregavo divinità effimere
alla luce di crepuscoli interminabili
e nei momenti dove perdevo la mia
identità nella nebbia di un destino
sconosciuto, incandescenti vette brillavano
in lontananza
l'apice dell'esistenza superiore.
Ricadevo però rovinosamente sui miei errori
e dal fondo di una valle disperatamente
volgevo in su il mio sguardo ma
distorte erano le immagini di quel incanto
perché come un velo sui miei occhi
si stese il pianto.
Nessun commento:
Posta un commento